Uomo politico tedesco. Laureatosi in Diritto
e Filosofia, nel 1903 aderì al Partito nazional-liberale e dal 1907 al
1912 fu deputato al Reichstag, sostenendo la necessità di un'attiva
partecipazione delle organizzazioni industriali alla vita politica. Propugnatore
dapprima dell'espansione economica e territoriale della Germania, durante la
prima guerra mondiale sostenne una posizione nazionalista, ma dopo la sconfitta
fondò nel 1918 un nuovo partito configuratosi come destra moderata, il
Deutsche Volkspartei, e successivamente entrò a far parte dell'Assemblea
costituente di Weimar. Portavoce degli interessi della borghesia
imprenditoriale, divenuto cancelliere nel 1923, costituì nello stesso
anno un Governo di larga coalizione (di cui fu anche ministro degli Esteri),
comprendente anche il Partito socialdemocratico. I suoi sforzi in politica
estera furono tesi a cercare un compromesso sulla questione delle riparazioni,
aprendo di fatto la strada allo sgombero del bacino della Ruhr dall'occupazione
franco-belga. Sul versante interno prese provvedimenti contro i comunisti,
rovesciando i Governi da essi costituiti in Turingia e Sassonia e sventò
il
putsch nazista di Hitler e Ludendorff in Baviera. Venutogli a mancare
l'appoggio dei ministri socialdemocratici, nel 1923 fu estromesso dal
cancellierato, ma conservò il ministero degli Esteri, riuscendo a
concordare la ratifica del piano Dawes (1924) sulle riparazioni di guerra
tedesche e l'evacuazione della Ruhr (1925). Inoltre i suoi sforzi portarono agli
accordi di Locarno del 1925 e nel 1926 ottenne l'ammissione della Germania alla
Società delle Nazioni. Nonostante il suo passato tutt'altro che pacifista
(durante la guerra aveva sostenuto una politica d'annessione), si rese
protagonista di una politica basata sul principio della sicurezza collettiva e
nel 1926 ricevette con A. Briand il premio Nobel per la pace. Nel 1928
sottoscrisse il piano Briand-Kellogg di rinuncia alla guerra come mezzo per la
risoluzione delle vertenze internazionali (Berlino 1878-1929).